Dopo aver completato con successo il servizio militare, Jungkook dei BTS è tornato alla vita pubblica, ma la sua prima apparizione ufficiale ha già scatenato una polemica. Il motivo? Il berretto che indossava.
La scritta sul cappellino, “MAKE TOKYO GREAT AGAIN”, ha suscitato critiche non solo tra i fan dei BTS, ma anche tra molti cittadini sudcoreani. Su un popolare sito frequentato da fan del K-pop, la notizia ha ricevuto oltre 2.300 commenti, attirando un’attenzione considerevole.
Purtroppo, si è trattato per lo più di un’attenzione negativa.
Perché ha suscitato così tante polemiche?
Innanzitutto, perché la frase riportata sul cappellino è una parodia del celebre slogan dell’ex presidente americano Donald Trump: “MAKE AMERICA GREAT AGAIN” (MAGA). Trattandosi di uno slogan con una forte connotazione politica fin dalla sua origine, è facile che provochi controversie.
In Corea del Sud, ad esempio, un ex presidente — successivamente destituito — aveva indossato una versione modificata con la scritta “MAKE KOREA GREAT AGAIN”, contribuendo a rendere il messaggio ancora più delicato nel contesto nazionale.
Chi segue da vicino la situazione in Corea del Sud sa bene che il livello di attenzione politica tra i cittadini è attualmente molto elevato.
Appena due settimane fa si sono svolte le elezioni presidenziali, e in quel periodo perfino le pose delle mani o i colori dei vestiti nelle foto pubblicate su Instagram o altri social da parte di star del K-pop e influencer venivano attentamente osservati. Un semplice gesto o una scelta cromatica potevano essere interpretati come un sostegno implicito a un partito politico, attirando critiche e polemiche.
Alla luce di questo clima, era prevedibile che una frase così politicizzata avrebbe suscitato reazioni forti.
Ma c’è un problema ancora più delicato: l’oggetto dello slogan “GREAT AGAIN” non è né la Corea né Seoul, bensì Tokyo.
Paradossalmente, se al posto di Tokyo ci fosse stata Roma, forse la polemica non avrebbe assunto proporzioni così grandi. Lo slogan “MAKE TOKYO GREAT AGAIN” richiama infatti alla memoria dei coreani il doloroso periodo della colonizzazione forzata della penisola coreana da parte del Giappone.
Il fatto che a indossare un cappellino con tale scritta sia stato proprio un membro dei BTS, gruppo simbolo del K-pop a livello mondiale, ha reso ancora più difficile evitare le critiche.
Fortunatamente, Jungkook ha pubblicato una dichiarazione di scuse alle 2 del mattino, ora coreana. Nella sua dichiarazione, si è scusato senza cercare giustificazioni e ha comunicato di aver immediatamente eliminato il berretto.
E la reazione del pubblico coreano?
La maggior parte dei fan dei BTS ha apprezzato la rapidità delle scuse e la sincerità del messaggio, ma permane comunque una certa opinione pubblica negativa.
Successivamente, è emerso un articolo in cui si affermava che il berretto al centro della polemica fosse un regalo di un conoscente.
Tuttavia, all'interno delle comunità dedicate al K-pop, questa rivelazione non ha placato le critiche — anzi, in alcuni casi ha persino alimentato ulteriormente le opinioni negative.
Nel frattempo, il brand giapponese BASICKS (https://basicks.jp), rivenditore del berretto in questione, ha pubblicato sulle proprie Instagram Stories le immagini di Jungkook che lo indossa, utilizzandole a fini promozionali.
Il berretto è andato subito sold out, a dimostrazione della popolarità di Jungkook, a prescindere dalle polemiche.
Dopo aver completato con impegno il servizio militare, Jungkook dei BTS si è ritrovato suo malgrado al centro di una controversia.
Ma se continuerà a mostrarsi con sincerità e professionalità, forse questo errore verrà presto dimenticato.


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